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L’Operatore Socio Sanitario e la politerapia nel paziente fragile

Invecchiamento, multimorbilità e politerapia

Gli anziani rappresentano la frazione di popolazione che a livello globale ha subito il maggior tasso di crescita negli ultimi decenni, data la loro condizione sono i pazienti più soggetti a politerapia. Agli inizi del ‘900 un individuo su 20 aveva 65 anni, oggi siamo a uno su 6 e nel 2050 arriveremo a uno su 4.

Questo incremento dell’aspettativa di vita è il risultato di diversi fattori correlati da un lato al progresso della medicina, al miglioramento degli stili di vita, alla disponibilità di farmaci innovativi ed efficaci e alla implementazione di un migliore stato sociale.

L’invecchiamento oltre a prolungare l’aspettativa di vita ha però aumentato anche il numero di persone affette da malattie croniche, spesso multiple.

È stato quindi coniato il termine di multimorbilità per definire quei soggetti in cui sono presenti due o più malattie croniche contemporaneamente.

Si stima che la prevalenza di multimorbilità nei soggetti anziani sia intorno al 60%, ma è molto variabile in funzione dell’età e dei contesti considerati.

La multimorbilità rende spesso necessario l’uso di farmaci multipli (politerapia), scelti in base ad evidenze cliniche spesso ottenute da sperimentazioni. Queste sono controllate e condotte nella maggior parte dei casi su soggetti giovani-adulti e affetti da una singola malattia.

Sebbene non esista una definizione assolutamente condivisa di politerapia, quella maggiormente utilizzata nella letteratura scientifica è quella che definisce l’uso concomitante di 5 o più farmaci.

Rischi associati alla politerapia

Gli effetti dell’invecchiamento sul metabolismo dei farmaci sono complessi e dipendono da numerosi fattori. Tra questi possiamo trovare la composizione della massa corporea, lo stato di salute dei diversi organi e l’attività dei sistemi enzimatici.

Alcuni processi come l’assorbimento intestinale, la distribuzione o il legame alle proteine plasmatiche risultano solo scarsamente alterati, mentre altri come l’eliminazione renale risentono maggiormente dell’invecchiamento e possono comportare modificazioni importanti nella cinetica di un farmaco.

Da ciò si capisce che questi cambiamenti fisiologici legati all’invecchiamento tendono in genere ad aumentare il rischio di tossicità dei farmaci. Per questo motivo i dosaggi nelle persone anziane sono normalmente ridotti.

La politerapia rappresenta quindi nell’anziano un importante fattore di rischio per l’uso inappropriato dei farmaci, per errori terapeutici, per scarsa aderenza alle terapie, per sviluppare interazioni tra farmaci e/o reazioni avverse, per la comparsa di sindromi geriatriche (delirium, cadute, incontinenza, disturbi alimentari, deterioramento cognitivo e disabilità) e non ultimo per un aumento dei costi assistenziali.

La politerapia può anche innescare o essere il risultato di un approccio sbagliato ai problemi di tossicità da farmaci, come nel caso del fenomeno noto come “cascata prescrittiva”.

In seguito al mancato riconoscimento di un evento avverso da farmaco, invece di sospendere il farmaco responsabile, il medico ne prescrive un altro per trattare lo specifico disturbo.

Si innesca così un circolo vizioso che oltre a portare alla prescrizione di farmaci inutili, può seriamente mettere a rischio la salute del malato.

Che ruolo ha l’OSS nel processo terapeutico?

Per quanto riguarda la Terapia Farmacologica l’Operatore Socio Sanitario non ha un ruolo definito in quanto:

  • la prescrizione è una competenza esclusiva del medico
  • la somministrazione è una competenza infermieristica

e l’operatore Socio Sanitario che ruolo ha?

Rappresenta la figura di supporto all’assistenza di persone fragili nel contesto sia territoriale che ospedaliero e svolge le proprie mansioni in collaborazione con le altre figure professionali sanitarie. Come precisato nell’allegato B dell’Accordo Conferenza Stato regioni del 2001 svolge il suo ruolo:

“in sostituzione e appoggio dei familiari e su indicazione del personale preposto in grado di aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso”

Nonostante non possa somministrare la terapia farmacologica, l’OSS ha però un ruolo importante nella gestione del processo terapeutico.

Essendo la persona maggiormente a contatto con il paziente, è la figura di supporto nella somministrazione dei farmaci.

Ne verifica ad esempio la corretta assunzione, rilevando eventuali criticità, eventi avversi, informando tempestivamente l’infermiere o il medico.

L’attuale scenario sociosanitario impone a tutti gli operatori sanitari di alzare l’asticella, non solo da un punto di vista assistenziale, ma anche rispetto alla prevenzione degli errori e alla segnalazione di possibili cause che possano favorire incidenti.

In questa nuova prospettiva preventiva giocano un ruolo cruciale anche gli operatori sociosanitari, visto che operano fianco a fianco con i protagonisti dell’assistenza e sono loro stessi parte integrate del Sistema Salute.


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