Operatore Socio-Sanitario: il futuro della professione

Operatore Socio-Sanitario: il futuro della professione

L’Operatore Socio-Sanitario e i nuovi bisogni di salute

L’OSS è il profilo professionale presentato e descritto, ormai più di 20 anni fa, dalla Conferenza Stato Regioni del 22 febbraio 2001, che andava a incorporare gli Ausiliari e gli Opeartori Socio-Assistenziali (OSA).

Notizia recente è la ripresa del confronto con le rappresentanze professionali e sindacali per il riordino delle competenze e della formazione degli Operatori socio sanitari.

Ecco che la categoria torna ad avere i riflettori puntati su di sè e viene chiamata ad attuare un piano di cambiamento professionale efficace con operatori formati e competenti.

L’evoluzione del profilo professionale dell’OSS è fondamentale e inevitabile per rispondere ai nuovi bisogni di salute e per concretizzare al meglio i fondi del PNRR.

Il nuovo OSS “XX”

La carenza di infermieri è ormai chiara ed evidente. Ne mancano attualmente 60.000, ma arriveremo a una carenza di 100.000 nei prossimi 10 anni.

L’Istat dichiara che, entro il 2050, un assistito su 3 sarà un paziente fragile con aumento delle cronicità e maggiori richieste di assistenza.

Per sopperire a questa carenza, spesso le strutture sanitarie richiedono agli OSS attività che vanno al di là delle proprie mansioni e delle proprie competenze.

Per questo, le istituzioni, con la Conferenza Stato Regioni di marzo 2023, si sono mosse per portare il profilo professionale dell’attuale OSS a un livello di competenze più avanzato: il nuovo OSS, indicato per il momento come “XX”.

 

Come si relaziona l’OSS con l’infermiere e il paziente?

Attraverso un percorso formativo aggiornato, l’operatore socio-sanitario acquisirà la nuova qualifica.

All’interno di questa nuova professionalità risulta fondamentale saper ragionare con un approccio multidisciplinare.

Tutti i componenti dell’équipe dialogano, si relazionano e si consultano per il bene del paziente.

Principalmente l’OSS si interfaccia con l’infermiere e con il paziente. Il nuovo OSS non rappresenta più una figura di supporto, ma diventa componente dell’équipe assistenziale. Gli vengono attribuiti dei compiti con bassa discrezionalità ed elevata standardizzazione.

Svolge e riferisce gli esiti delle attività svolte, adotta comportamenti di sicurezza per sè e per il paziente e risponde per una errata esecuzione di un’attività affidatagli.

Quando inizieremo a pensare a questa nuova figura?

Tutti ci auspichiamo il prima possibile. Abbiamo una società molto complessa dove i bisogni socio-sanitari sono in continua evoluzione.

Gli OSS necessariamnete devono fare un salto di qualità, sia nell’ambito della sanità pubblica che privata.

I tempi sono maturi per essere consapevoli delle proprie potenzialità e di avere bisogno di una formazione integrativa e complementare per fornire le risposte che la società richiede.


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